"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi." (M. Proust)

Stili di attaccamento e  tossicodipendenze

Stili di attaccamento e tossicodipendenze

Diversi approcci teorici si sono occupati delle tossicomanie, mettendo in risalto aspetti differenti di questo complsso fenomeno. In particolare, l'approccio che maggiormente si è interessato alla tossicodipendenza è l'approccio sistemico relazionale, che ha evidenziato il ruolo che il tossicomane assume, e spesso è costretto ad assumere, nell'ambito delle dinamiche familiari. Affinché il bambino, durante l’età prescolare e la fanciullezza, raggiunga uno sviluppo ottimale delle sue capacità cognitivo-emotivo-relazionali è necessario che le figure genitoriali offrano una “base sicura” (Bowlby, 1989); ovvero che il bambino abbia a disposizione delle figure d’accudimento che lo nutrano fisicamente ed emotivamente, che gli forniscano un luogo dove rifugiarsi e trovare sicurezza, conforto, comprensione e accettazione, in modo da poter esplorare l’ambiente sviluppando la propria autonomia, sapendo di poter poi ritornare in qualsiasi momento. Qualsiasi tipo di alterazione del comportamento parentale, che influisca sulla qualità della relazione di attaccamento anzidette, si rifletterà nella formazione del Sé del bambino. Molte ricerche supportano questo modello generale. Gli studi hanno costantemente dimostrato che i modelli genitoriali disfunzionali, come quelli nei quali prevale l’iperprotezione materna e il rifiuto paterno (Andersson & Eisemann, 2003), definiti "controllo senza affetto”, sono correlati a una varietà di disturbi psichiatrici in età adulta, suggerendo che le pratiche di allevamento dei genitori possono rendere la prole vulnerabile alla psicopatologia (anche se non ad una specifica forma di psicopatologia). Alcuni studi in particolare hanno dimostrato l’esistenza di relazioni tra un rapporto genitori-figli disfunzionale e lo sviluppo di problematiche di abuso di sostanze (Torresani, Favaretto, & Zimmermann, 2000).Secondo questo approccio, particolari condizioni di sviluppo e accudimento durante l'infanzia e la fanciullezza, predispongono gli individui a sviluppare specifici pattern di relazione nei confronti delle persone che si sono prese cura di loro (Bowlby, 1989).Anche la sindrome da deficit di dipendenza dalla ricompensa (Blum et al., 2000), sembra essere strettamente legata allo sviluppo delle dipendenze (Sher, Bartholow, & Wood, 2000; Teichman, Barnea, & Rahav, 1989; Wagner, 2001). Un altro importante fattore di rischio è la presenza di episodi traumatici in età infantile (Cuomo, Sarchiapone, Giannantonio, Mancini, & Roy, 2008). Trascuratezza e abusi fisici, emotivi o sessuali, hanno un impatto profondo, persistente e deleterio sullo sviluppo cognitivo ed emotivo, predisponendo l’individuo allo sviluppo di disturbi da uso di sostanze (Dunn et al., 2002; Kirisci, Dunn, Mezzich, & Tarter, 2001; Cicchetti & Toth, 1995; Crouch, Milner, & Thomsen, 2001; Trickett, Mennen, Kim, & Sang, 2009; Trickett, Kim, & Prindle, 2011). La maggiore frequenza di episodi di abuso/neglect tra gli adolescenti e gli adulti in trattamento per abuso di sostanze rispetto ai controlli, costituisce un’evidenza in favore di questa relazione (Schaefer, Sobieraj, & Hollyfield, 1988; Toray, Coughlin, Vuchinich, & Patricelli, 1991). In questa prospettiva il fenomeno della tossicodipendenza è visto come un modo per perpetuare la storia familiare in maniera ripetitiva e stereotipata, per cristallizzare le posizioni dei singoli membri in una configurazione relazionale immobile e coartata. La condizione di immobilità e di resistenza al cambiamento tipica di queste famiglie, si innesca in uno specifico stadio della storia della famiglia, ovvero nel momento in cui il figlio comincia a richiedere maggiori spazi di autonomia, in corrispondenza della fase adolescenziale.
Il drogarsi assume una duplice funzione relazionale: da una parte permette al tossicomane di essere distante, indipendente ed individuato, dall'altra lo rende dipendente in termini di danaro, di mantenimento e fedele alla famiglia. Per quanto riguarda più specificamente il quadro clinico delle tossicodipendenze, Horowitz, Overton, Rosenstein e Steidl (1992) ipotizzano che, nella storia evolutiva di molti tossicodipendenti, sia conflittuale il processo che porta allo sviluppo del sistema autoregolativo del sè e delle relazioni interpersonali; proponendo quindi che le problematiche cliniche degli adolescenti tossicomani siano espressione di pattern alterati nella regolazione diadica, che successivamente diventano pattern non adattivi di autoregolazione. Le recenti teorizzazioni sulle tossicomani inquadrano quindi tale disturbo nella prospettiva della psicopatologia dello sviluppo.

Dr.ssa S.Recchia

Silvia Recchia
24 febbraio 2018